L’insostenibile inquinamento del fast fashion
L’industria del fast fashion è una delle più inquinanti al mondo. Rispetto a cinquant’anni fa, l’acquisto dei capi di abbigliamento è triplicato. I consumatori comprano quantità maggiori di vestiti ad un ritmo sempre più veloce e le aziende che producono i capi d’abbigliamento devono essere in grado di metterli a disposizione nel minor tempo possibile. Dal 1996 la quantità di indumenti acquistati nell’UE per persona è aumentata del 40% a seguito del calo dei prezzi.
Il fast fashion
Il fast fashion (letteralmente ‘moda veloce’), che consente una disponibilità costante di nuovi stili a prezzi molto bassi, ha portato a un forte aumento della quantità di indumenti prodotti, utilizzati e poi scartati senza essere riciclati.
L’impatto devastante sull’ambiente
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Consumo di acqua
Si stima che l’industria tessile e dell’abbigliamento abbia utilizzato globalmente 79 miliardi di metri cubi di acqua nel 2015, il 30% dell’intero fabbisogno dell’economia UE nel 2017. Indicativamente, per fabbricare una sola maglietta di cotone occorrono 2.700 litri di acqua, un volume pari a quanto una persona dovrebbe bere in 2 anni e mezzo.
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Inquinamento idrico
Si stima che la produzione tessile sia responsabile di circa il 20% dell’inquinamento globale dell’acqua potabile, principalmente a causa dei processi di tintura e finitura. Il lavaggio di indumenti sintetici rappresenta il 35% del rilascio di microplastiche primarie nell’ambiente. Un unico carico di bucato di abbigliamento in poliestere può comportare il rilascio di 700.000 fibre di microplastica che possono finire nella catena alimentare e nei mari.
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Emissioni di gas a effetto serra
Si calcola che l’industria del fast fashion sia responsabile del 10% delle emissioni globali di CO2, più del totale di tutti i voli internazionali e del trasporto marittimo messi insieme. Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, gli acquisti di prodotti tessili nell’UE nel 2017 hanno generato circa 654 kg di emissioni di CO2 per persona.
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Rifiuti tessili in discarica
Anche il modo in cui le persone smaltiscono gli indumenti è cambiato: molti capi vengono gettati anziché donati. Gli indumenti usati possono essere esportati al di fuori dell’UE, ma per lo più vengono inceneriti o portati in discarica (87%). A livello mondiale, meno dell’1% degli indumenti viene riciclato come vestiario, in parte a causa di tecnologie inadeguate.
La strategia UE
A febbraio 2021 il Parlamento europeo ha votato per il nuovo piano d’azione per l’economia circolare, chiedendo misure aggiuntive per raggiungere un’economia a zero emissioni di carbonio, sostenibile dal punto di vista ambientale entro il 2050.
Tra le proposte vi sono anche nuove misure contro la dispersione delle microfibre nell’ambiente e standard più severi per il consumo dell’acqua. Inoltre, la nuova strategia vuole affrontare il problema del fast fashion e fornire delle linee guida per la raccolta differenziata dei rifiuti tessili. Horizon 2020 finanzia RESYNTEX (rif. http://resyntex.eu/the-project), un progetto basato sul riciclo chimico, che potrebbe fornire un modello di economia circolare per l’industria tessile.
Cosa possiamo fare noi?
Il modo in cui compriamo, la scelta dei capi e lo smaltimento dei vestiti che non usiamo più hanno un impatto incredibile sul pianeta.
Ecco alcuni piccoli tips per ridurre il nostro impatto:
- – In primis acquistare meno capi d’abbigliamento
- – Ridurre l’acquisto di brand fast fashion
- – Privilegiare l’acquisto di capi prodotti responsabilmente in Italia
- – Preferire brand che producono linee d’abbigliamento con materie rigenerate da vecchi abiti come Rifò (https://rifo-lab.com/pages/moda-sostenibile)
- – Scegliere tessuti biologici e/o certificati, come ad esempio: certificazione FSC (tessuti generati da fibre provenienti da fonti forestali gestite in maniera responsabile) o cotone GOTS (Global Organic Textile Standard)
- – Evitare l’acquisto di capi in fibre sintetiche (poliestere, nylon/polyamide, spandex, acrilico e PVC) poiché difficili da smaltire e con rilascio di quantità di microfibre e microplastiche durante il lavaggio
- – Riciclare i vestiti che non indossiamo più, donandoli oppure portandoli in centri di raccolta aderenti a progetti di economia circolare come NaturaSi (https://rifo-lab.com/pages/riciclo-vestiti)
di Marta Boschetto
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