Il ruolo dei Diesel nella battaglia contro l’inquinamento: frenare o accelerare?
In seguito all’introduzione delle nuove norme europee Real Driving Emissions (RDE), in cui si preannuncia a partire dal 2020 il blocco totale delle auto diesel e benzina che non superino le normative sul particolato, i primi mesi del 2019 hanno visto un calo delle vendite delle auto diesel euro 6.
Tuttavia, che effetto ha avuto questo sulle emissioni di CO2?
Cos’è il particolato?
Il particolato o PM (Particulate matter) è formato da particelle solide e liquide con un diametro che varia da pochi nanometri ai 500 µm, presenti nell’atmosfera terrestre e prodotte da sorgenti naturali o antropiche.
Per quanto riguarda il loro effetto sulla salute umana, è stato dimostrato che il PM10 e PM2,5 (rispettivamente 10 µm e 2,5 µm) sono una delle cause di problemi al sistema respiratorio e possono provocare malattie cardiovascolari e tumori.
Soluzioni:
frenare…
La maggior parte degli studi attribuisce ai motori diesel un’emissione di particolato e di ossidi di azoto maggiori rispetto a quelli a benzina, per questo motivo vengono imposte limitazioni di circolazione nelle città italiane più soggette al rischio inquinamento. Inoltre, alcune città come Parigi hanno annunciato l’abolizione del diesel a partire dal 2020, mentre altre come Atene non permetteranno più la loro circolazione dal 2025.
…o accelerare?
D’altro canto, a seguito di un’analisi dell’Unione Petrolifera è stato dimostrato che nei primi mesi del 2019, pur essendoci stata una diminuzione della quota di auto diesel immatricolate dal 55,8% a 43,2% del totale, il risultato ottenuto non è stato quello della riduzione della CO2 emessa.
Infatti, la CO2 media delle nuove auto immatricolate è passata da 112,8 g/km a 121,5 g/km, aumento dovuto ad un’efficienza inferiore del motore a benzina che presenta quindi emissioni più elevate.
Il problema sta nel passato
Una nuova auto diesel Euro 6 emette il 96% in meno di PM di una Euro 1 e il 95% in meno di NOx rispetto ad una Euro 0. Alcuni modelli di macchine diesel appena lanciati sul mercato, da analisi condotte nel 2019, mostrano emissioni nulle di NOx e trascurabili di particolato allo scarico.
La produzione di PM2,5 è di circa 100 grammi ogni 20.000 km, valore paragonabile a quello emesso in sole 32 ore da un impianto a pellet di nuova generazione.
Tuttavia, secondo l’Unione Petroliera il parco auto italiano è tra i più datati in Europa, con un’età media di 10,8 anni; inoltre, circa 13,7 milioni di macchine, pari ad un terzo delle auto circolanti, sono diesel ante Euro 4. Sono proprio queste macchine ad avere l’incidenza maggiore sui livelli emissivi ed è per questi mezzi che i Governi stanno imponendo restrizioni e incentivando il rinnovamento per l’acquisto di auto ibride ed elettriche.
Il Ministero dello Sviluppo Economico ha messo a disposizione degli autisti italiani l’Ecobonus (da non confondere con l’incentivo sulla riqualificazione energetica), vale a dire contributi sull’acquisto di veicoli a ridotte emissioni come definito nella Legge di Bilancio 2019.
Il futuro incerto del diesel
L’utilizzo delle nuove e performanti macchine diesel risulta, dunque, fondamentale per raggiungere gli obbiettivi del 2030 riguardanti la riduzione delle emissioni della CO2.
Tuttavia, questa è una soluzione che ha effetti nel breve-medio termine, non permettendo di annullare definitivamente l’utilizzo della fonte fossile per i trasporti.
Per raggiungere l’obbiettivo di decarbonizzazione prefissato nel 2050 vengono portati avanti studi e sviluppate nuove tecnologie e combustibili innovativi. Inoltre, si cerca di capire l’effettivo impatto ambientale delle attuali tecnologie presenti sul mercato al fine di fermare quelle dannose per l’ambiente e salute umana, promuovendo quelle più green.
Infine, per quanto riguarda gli automobilisti, il futuro delle loro auto diesel resta tutt’ora incerto; sicuramente le limitazioni sul traffico continueranno a diffondersi sempre in più città, cercando di limitare quella parte delle vetture che segna il destino di tutto il parco auto.
La soluzione ottimale non è ancora molto chiara, tuttavia è necessario diversificare il più possibile le fonti energetiche utilizzate per garantire la sicurezza di approvvigionamento.
La speranza è quella che il prima possibile ci siano delle risposte su quali vetture sia meglio investire e se gli automobilisti del diesel debbano premere il pedale del freno o dell’acceleratore.
di Davide Torriglia