Coronavirus: emergenza sanitaria e responsabilità di impresa
Panico no, prevenzione e professionalità si
Gli imprenditori e le aziende rispondono della salute e della sicurezza dei propri lavoratori: l’art. 2087 del CC, in primis, e gli art. 17, c. 1 e 271 del D.Lgs 81/08 prevedono obblighi a carico del datore di lavoro e sono la base normativa per l’adozione delle misure di tutela della salute dei dipendenti, anche in situazioni di emergenza sanitaria come quella che oggi stiamo vivendo.
Molte imprese si stanno prodigando nella riorganizzazione delle proprie misure di prevenzione, soprattutto al nord ove si riscontrano maggiori criticità, si sono adeguate alle indicazioni diramate dalle Regioni per fronteggiare l’emergenza sanitaria.
Nelle zone interessate dai focolai di epidemia, infatti, si può riscontrare come imprenditori ed imprese si stiano adoperando in maniera tempestiva e meticolosa per l’adozione di tutte quelle misure necessarie a tutelare la salute dei lavoratori. Vengono fornite tutte le informazioni, i dispenser per l’igiene delle mani e le mascherine per chi lavora a stretto contatto con i colleghi. Nei casi più importanti vengono chiusi gli uffici o i luoghi di lavoro e predisposto il telelavoro a distanza. Anche i corsi di formazione e le assemblee vengono sospese, le riunioni limitate allo stretto necessario e al contempo vengono sanificati i luoghi di lavoro più frequentati e potenziate le pulizie.
Abbiamo già pubblicato QUI l’informativa emanata dal Ministro della Salute.
Cos’altro deve fare il datore di lavoro?
Valutazione del rischio biologico
Il datore di lavoro insieme al medico competente ai sensi del D. Lgs. 81/2008 (Titolo X, Capo II), ha l’obbligo di tutelare i lavoratori dal rischio biologico, in funzione della entità del pericolo corrente e adottare le opportune misure di contenimento. Tale rischio ricorre qualora l’attività lavorativa comporti la possibile esposizione a un “agente biologico”, che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni” (v. artt. 266 e 267 D. Lgs. 81/2008).
A livello pratico è importante che l’imprenditore adotti misure di prevenzione coerenti con l’emergenza aggiornando la documentazione e informando i propri dipendenti di aggiornamenti e provvedimenti impiegati.
Ipotesi di contagio da COVID-19
Con il diffondersi dell’emergenza vi è stato anche un aumento dei articoli sul web che consigliano un rapido adeguamento delle imprese alla normativa 231/01 come tutela legale dell’impresa in situazione di emergenza: facciamo chiarezza.
Ipotizziamo che l’azienda invii uno dei suoi tecnici da un cliente per completare un lavoro e che il lavoratore sia affetto da coronavirus.
Per avere una responsabilità ai sensi D.lgs. 231/01 il reato deve derivare da un risparmio di spesa per la mancata attuazione di adeguate e specifiche tutele igienico-sanitarie, deve essere commesso nell’interesse o vantaggio dell’impresa e deve essere espressione della politica aziendale o quanto meno derivare da una colpa di organizzazione.
Questa ipotesi appare quantomeno di dubbia configurabilità per tutte quelle imprese che abbiano adottato o stiano adottando procedure in linea con quanto sopra descritto che semmai, a contrario, possono rallentare la produttività aziendale, a scapito del profitto ma ad indubbio vantaggio della salute e sicurezza dei lavoratori.
Un’imputazione ai sensi del D.lgs 231/01 risulterebbe alquanto improbabile.
Il consiglio alle imprese
Le emergenze sanitarie possono certamente essere un’occasione per le imprese per rivedere ed implementare le proprie procedure interne di prevenzione e protezione dei lavoratori; ma non devono diventare motivo di panico e di corsa all’adozione di modelli organizzativi redatti con la frenesia dell’emergenza nel terrore che una revisione non adeguata possa portare l’azienda ad essere considerata responsabile. Tali modelli sarebbero al contrario superficiali e incompleti, finendo con l’essere dimenticati e diventare lettera morta non appena l’emergenza giungerà al termine.
Il consiglio agli imprenditori è, quindi, quello di sfruttare l’occasione per una riorganizzazione costruttiva delle proprie procedure attraverso una consulenza tecnico-legale seria e professionale che possa garantire una adeguata attuazione dei modelli organizzativi che salvaguardino e tutelino le imprese ben oltre la fine dell’emergenza da coronavirus.
di Marco Blengio