231 e tenuità del fatto
La l. 28/15 ha introdotto l’art. 131bis c.p. che prevede una causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, applicabile ai reati puniti con pena detentiva non superiore ad anni 5 o con pena pecuniaria solo o congiunta alla pena detentiva.
L’idea alla base della riforma, che riprende l’istituto dell’irrilevanza del fatto da tempo in vigore nel processo penale minorile, è al contempo semplice ma ambiziosa:
Lo Stato rinuncia a punire il colpevole quando l’offesa provocata dalla condotta risulta “tenue” in relazione alle modalità di commissione del reato, alla pericolosità della condotta, all’entità dell’eventuale danno arrecato.
In questi casi, il reato è completo in tutti i suoi elementi ma, per una scelta di politica criminale, la legge rifiuta di applicare la sanzione ed esclude la punibilità. Il reato esiste, è stato commesso da persona imputabile, è stato accertato in tutti i suoi elementi ma lo Stato decide di non punire l’autore perché ritiene la sua condotta di importanza trascurabile. Il reato, però, non è estinto. L’introduzione di questa causa di non punibilità ha posto alcuni problemi nel sistema 231, posto che nel d.lgs. 231/01 nessuna norma si occupa dell’argomento.
La domanda è:
Se la persona fisica beneficia della causa di non punibilità della particolare tenuità del fatto in relazione ad uno dei reati-presupposto, l’ente può essere ugualmente condannato?
Di recente, la giurisprudenza ha dato risposta affermativa (Cass. Pen., sez. III, 17.11.2017 n. 9072).
Viene ribadito ancora una volta che il sistema 231 è autonomo e in gran parte indipendente rispetto al sistema penale ordinario riguardante la persona fisica con la conseguenza che la non punibilità dell’autore del reato non implica di per sé un’assenza di responsabilità dell’ente e il giudice dovrà accertare in concreto se l’ente, privo di un adeguato modello organizzativo, abbia beneficiato della commissione del reato presupposto.
Se tale accertamento concreto è positivo, l’ente risponde dell’incolpazione, a prescindere dal fatto che la persona autore del reato venga prosciolta per particolare tenuità del fatto.
La valutazione di un fatto di reato come “tenue” e non punibile in relazione alla persona fisica, non esclude la responsabilità dell’ente ai sensi del sistema 231.
Tale soluzione amplia senza dubbio la responsabilità dell’ente e và in parte oltre il testo normativo.
L’art. 8 d.lgs. 231/01 stabilisce che l’ente risponde anche se l’autore del reato non è imputabile o non è identificato e anche se il reato è estinto per causa diversa dall’amnistia (ad esempio, per prescrizione).
Ebbene, l’autore persona fisica non punibile ai sensi dell’art. 131bis c.p. non rientra in nessuna di queste categorie: è imputabile, è identificato, il reato da lui commesso non è estinto (la non punibilità per particolare tenuità del fatto non è una causa di estinzione del reato).
La Cassazione, tuttavia, conclude nel senso della responsabilità dell’ente anche in caso di non punibilità ex art. 131bis c.p. poiché non sarebbe logico prevedere un’autonoma responsabilità dell’ente qualora vi sia una causa di estinzione del reato e non anche quando vi sia una causa di non punibilità che non estingue il reato.
La soluzione prospettata è coerente con la logica e con il principio di autonomia del sistema 231 rispetto a quello ordinario ma pone alcuni problemi per quanto riguarda il divieto di interpretazione analogica di norme penali con effetto estensivo della punibilità.
A questo punto, non resta che attendere successive pronunce per comprendere se la soluzione sposata dalla Cassazione nella sentenza commentata si concretizzi in un orientamento consolidato.