231 e sanità
L’art. 1 d.lgs. 231/01 applica il sistema 231 anche alle imprese pubbliche partecipate, alle municipalizzate, mentre lo esclude solo con riferimento allo Stato, agli enti pubblici territoriali (es. Comuni e Regioni), agli enti pubblici di rilievo costituzionale e agli enti pubblici non economici.
Il sistema 231 si applica a tutti i soggetti collettivi che la medesima legge definisce “enti”.
In giurisprudenza, ci si era inizialmente posti il problema se i presidi ospedalieri, le ASL, le ASST, oggi le Aziende Ospedaliere pubbliche o partecipate da Enti Pubblici dovessero sottostare alla disciplina 231 e se dunque dovessero anch’esse dotarsi di idoneo ed efficace MOG per beneficiare dell’esonero dalla responsabilità derivante da reati commessi da soggetti apicali o sottoposti interni all’ente.
La Corte di Cassazione ha dato risposta positiva estendendo l’applicazione del sistema 231 anche ai presidi sanitari, comunque denominati (Cass. Pen., 9.07.2010 n. 28699; Cass. Pen., SS.UU., 24.04.2014 n. 38343).
Per non applicare il sistema 231 non basta che l’ente sia pubblico ma occorre anche che non svolga nessuna attività economica.
Non è questo il caso dei presidi sanitari, tanto meno se sono partecipati da capitale privato e assumano la forma di una società di capitali.
Infatti, nel sistema legislativo vigente, le Aziende Sanitarie sono oggi considerate come enti pubblici economici che svolgono anche attività imprenditoriale (d.lgs. 517/93, d.lgs. 502/92; d.lgs. 229/99).
Non deve essere confuso il fatto che l’ente svolga attività a tutela di un bene tutelato dalla Costituzione, quale la salute (art. 32 Cost.), con la natura costituzionale dell’ente medesimo: la salute è certamente un diritto di portata costituzionale ma l’ente “di rilievo costituzionale” a cui il sistema 231 non si applica è solo quell’ente menzionato e regolamentato espressamente dalla Costituzione stessa.
Possono rispondere ai sensi del d.lgs. 231/01 tutte le Aziende Sanitarie locali di natura privatistica, privatistica convenzionata con il SSN, di natura mista partecipate dall’Amministrazione
Dato ormai per certo che anche in ambito sanitario il sistema 231 trova piena applicazione, alcune Regioni, tra cui la Lombardia in primis, hanno emanato varie delibere di Giunta con cui vengono approvate linee-guida per la redazione di modelli organizzativi 231 (MOG) in ambito sanitario e con cui si spronano tutti i soggetti operanti in quell’ambito ad adottare un idoneo ed efficace MOG con annesso codice etico.
Oltretutto, anche il SSN oggi chiede agli enti sanitari privati la prova del possesso del MOG quale condizione dell’accreditamento con il sistema sanitario nazionale.
È chiaro, allora, che l’adozione del MOG da parte di enti sanitari sia assolutamente opportuna dal momento che né la giurisprudenza né il SSN hanno dubbi circa l’applicabilità del sistema 231 anche ad essi.
Peraltro, l’adozione del modello organizzativo in ambito sanitario serve principalmente all’ente per ripararsi da eventuali contestazioni di natura penale: si pensi ai reati relativi alla privacy e alla tenuta dei dati sensibili; ai reati informatici nell’ambito della registrazione dei pazienti, delle annotazioni di terapie, dell’accesso a portali collegati con il SSN; ai reati ambientali nell’ambito dello smaltimento dei rifiuti medici; ai reati societari nella formazione del bilancio dell’ente; ai reati contro la p.a. nella gestione di contributi e finanziamenti pubblici ecc..
Consapevoli della delicatezza del problema e della specificità del settore sanitario, possiamo aiutare gli enti coinvolti ad adottare un adeguato MOG che riduca al minimo il rischio di commissione di reati nell’ambito sanitario.